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Speciale - La rivoluzione del cuore

28/1/2017 Buddismo e Società - Numero 137
Buddismo e Società n.137 - novembre dicembre 2009

Speciale

È il cuore che è importante

Avere un "cuore che crede nella Legge mistica" è la chiave per il passaggio dall'oscurità fondamentale alla saggezza, ed è la chiave per la vera vittoria nella vita. Per far cambiare direzione alla nostra esistenza e indirizzarla verso la felicità assoluta dobbiamo sapere cosa c'è nel nostro cuore e su cosa è concentrata la nostra mente. E passare da una visione della vita egocentrica e superficiale a quella compassionevole dei bodhisattva che si dedicano a proteggere la Legge e a recare beneficio a tutte le persone.
Questa visione è il desiderio innato di ogni vita


Avere un cuore che crede nella Legge mistica è la chiave per la trasformazione della condizione vitale in direzione della Buddità, ed è la chiave per la vera vittoria nella vita; il Buddismo di Nichiren Daishonin è l'insegnamento per far scaturire, approfondire e maturare questo tipo di cuore.
Ma cosa si intende qui con il termine "cuore"? Si tratta della traduzione dell'ideogramma
kokoro o shin, che non ha equivalenti in italiano in quanto denota e abbraccia la totalità di mente, spirito, emozioni e volontà. Viene tradotto con "cuore" o "mente", o più generalmente "vita". Dunque parlando di "cuore" non si vuole intendere la "sede dei sentimenti" separata dalla mente in quanto "sede del pensiero". (Su questo argomento cfr. Buddismo e società, n. 119, p. 48).
Nelle pagine che seguono verranno approfonditi in particolare due aspetti: l'importanza del cuore per vincere nella vita e il legame tra maestro e discepolo lungo la strada per l'ottenimento della Buddità, che saranno rispettivamente analizzati alla luce di due scritti di Nichiren Daishonin, La strategia del Sutra del Loto (RSND, 1, 888-889) e Il tamburo alla Porta del Tuono (RSND, 1, 843-844).
Il cuore è la chiave della vera vittoria
Nel Gosho La strategia del Sutra del Loto Nichiren scrive: «Masakado era conosciuto come un coraggioso generale esperto nell'arte della guerra, tuttavia fu sconfitto dalle truppe comandate dall'imperatore. Anche Fan K'uai e Chang Liang ebbero i loro fallimenti. È il cuore che è importante. Non importa quanto forte Nichiren possa pregare per te, se manchi di fede sarà come tentare di accendere il fuoco con un'esca bagnata. Sforzati di raccogliere il potere della fede. Considera prodigiosa la tua sopravvivenza. Usa la strategia del Sutra del Loto prima di ogni altra. Allora "riuscirai [...] a sconfiggere tutti gli altri nemici". Queste auree parole non saranno mai contraddette. L'essenza della strategia e dell'arte della spada derivano dalla Legge mistica. Abbi profondamente fede in questo. Un codardo non potrà mai ottenere risposta a nessuna delle sue preghiere» (La strategia del Sutra del Loto, RSND, 1, 889).
All'inizio di questo brano il Daishonin narra la storia di tre generali dotati di eccellenti capacità militari: Taira no Masakado, Fan K'uai e Chang Liang, il primo vissuto in Giappone nel periodo Heian (VIII-XII secolo d.C.) e gli altri due in Cina nel III secolo a.C. Masakado, che si basò esclusivamente sulla strategia militare, alla fine fu sconfitto in battaglia, mentre i due generali cinesi sostennero il loro imperatore al di là dei conflitti armati, dando un importante contributo alla fondazione della dinastia Han.
In ambito militare, la strategia è quella branca che regola e coordina le varie operazioni belliche in vista dello scopo finale di vincere la guerra. Ha la finalità di utilizzare nel modo più efficace e produttivo il potenziale bellico di un paese, comprese tecniche individuali come le arti marziali. In altre parole, è una formazione al combattimento.
Ma la vera chiave della vittoria, dice Nichiren, non si trova in strategie preconfezionate bensì nel cuore delle persone che le formulano e ne studiano le applicazioni. E infatti, nel passo citato, il Daishonin si riferisce al fatto che Fan K'uai e Chang Liang riuscirono a vincere grazie alla volontà di vivere per un grande ideale; infatti, solo attraverso le capacità marziali non avrebbero potuto ottenere né la vittoria come esseri umani né l'ammirazione delle generazioni successive.

Per questo il Daishonin afferma che «è il cuore che è importante».
L'importanza del cuore che crede nella Legge mistica
Subito dopo, nella frase: «Non importa quanto forte Nichiren possa pregare per te, se manchi di fede sarà come tentare di accendere il fuoco con un'esca bagnata. Sforzati di raccogliere il potere della fede. Considera prodigiosa la tua sopravvivenza», il Daishonin spiega chiaramente cosa sia davvero "importante": importante è il cuore che crede nella Legge mistica, l'avere fede nella Legge mistica.
Sappiamo che nella nostra vita esiste l'illusione fondamentale o "oscurità fondamentale", che non è altro che ignoranza della Legge mistica [o il suo rifiuto] o mancanza di fede in essa. Come abbiamo visto (cfr. p. 38), questa oscurità che offusca la nostra vita sparisce nel momento in cui la natura buddica si manifesta. Come il buio dentro una stanza scompare appena entra un raggio di luce, così l'oscurità si dissolve di fronte alla luce della saggezza. Per questo la nostra condizione vitale può essere trasformata immediatamente.
E qui sta il punto: il passaggio dall'oscurità alla saggezza avviene dentro il cuore. Per questo il cuore è così importante.
Secondo il principio della "simultaneità di causa ed effetto" questa trasformazione che avviene nel cuore è immediata. Come abbiamo estesamente spiegato altrove, (cfr. p. 31) il Buddismo di Nichiren insegna che noi, così come siamo ora, possiamo trasformare il karma e conseguire la Buddità grazie al principio chiave della "trasformazione dell'
ichinen". Ed è questa trasformazione dell'ichinen nel nostro cuore la chiave da cui parte la nostra rivoluzione di esseri umani che vivono nella società di oggi.
La trasformazione dell'ichinen nella realtà concreta
«Per cambiare la nostra vita - dice il presidente Ikeda - bisogna innanzi tutto conoscere cosa c'è nel nostro cuore. I risultati saranno completamente diversi a seconda di ciò su cui è concentrata la nostra mente. Le funzioni sottili della mente sono l'argomento centrale della dottrina dei dieci mondi e del loro mutuo possesso. Afferma Nichiren: "L'obiettivo principale di tutti i sutra è spiegare il miracolo della vita. Chi ha compreso il funzionamento della mente viene chiamato Tathagata" (GZ, 564). Ogni cosa dipende dal cuore» (La saggezza del Sutra del Loto, vol. 3, Esperia, p. 150).
Dunque, per trasformare il nostro ichinen e rivoluzionare la nostra condizione vitale bisogna prima di tutto sapere cosa c'è dentro il nostro cuore, o su cosa è concentrata la nostra mente, perché a seconda di questo dato di partenza il risultato sarà completamente diverso.
Nichiren - nella citazione precedente - afferma che il Budda è colui che ha compreso "il miracolo della vita". Quindi l'obiettivo principale del Buddismo è spiegare tale miracolo a tutte le persone. "Il miracolo della vita", in questo caso, si riferisce proprio alla possibilità di "trasformare l'
ichinen" di "rivoluzionare l'ichinen": è proprio per questa sua capacità che la vita può essere considerata miracolosa.
Il presidente Ikeda continua: «Coloro che lottano e si impegnano per approfondire la fede riescono a far emergere la natura di Budda. È la via del bodhisattva. Il bodhisattva è disposto ad addossarsi compiti gravosi e affronta volentieri le difficoltà per amore della Legge, degli altri e della società. È l'antitesi esatta di ciò che troviamo nei vari mondi fino ai due veicoli. Raggiungere questo stadio comporta una trasformazione della vita» (Ibidem, p. 151).
Qui Ikeda spiega che per comprendere "il miracolo della vita", ossia per realizzare "la trasformazione dell'ichinen", bisogna mettere in pratica concretamente i principi del Buddismo. È necessario trasformare il nostro modo di vivere e passare dalla visione egocentrica delle persone dei due veicoli a quella compassionevole dei bodhisattva. Solo dedicando la vita a recare beneficio agli altri e proteggendo la Legge si realizza "la trasformazione dell'ichinen" e si matura una fede risoluta. Solo così si può conseguire la Buddità.
La preghiera basata sullo spirito di maestro e discepolo
L'essenza dell'espressione usata dal Daishonin «è il cuore che è importante» è dunque avere fede nella Legge mistica, che è la chiave per conseguire la Buddità.
Quando il Daishonin dice a Shijo Kingo: «Non importa quanto forte Nichiren possa pregare per te, se manchi di fede sarà come tentare di accendere il fuoco con un'esca bagnata. Sforzati di raccogliere il potere della fede», mette in evidenza il potere della preghiera basata sulla Legge mistica e sullo spirito di maestro e discepolo. In altre parole, la forza della preghiera del Daishonin basata sulla Legge mistica può essere trasmessa a Shijo Kingo solo nella misura in cui quest'ultimo crede a sua volta nella Legge; solo a questa condizione le preghiere di Kingo possono avere risposta.

L'espressione «considera prodigiosa la tua sopravvivenza» spiega poi che Shijo Kingo poté sopravvivere grazie al potere meraviglioso della Legge mistica, e allo stesso tempo mette in luce l'importanza della preghiera basata sullo spirito di maestro e discepolo. Infatti grazie alla preghiera di Nichiren (il maestro) per Shijo Kingo (il discepolo) e grazie alla fede sincera del discepolo, che mise in pratica gli insegnamenti del maestro pregando come lui diceva, il discepolo riuscì a superare le difficoltà prolungando la propria vita. L'espressione "prodigiosa" si riferisce al beneficio ottenuto grazie alla preghiera basata sullo spirito di maestro e discepolo.
Questo tipo di legame non esiste solo tra Nichiren Daishonin e Shijo Kingo, ma anche tra il maestro della propagazione della Legge mistica, convinto profondamente di poter far emergere la suprema condizione vitale sia nella vita propria sia in quella altrui, e il discepolo che lotta per kosen-rufu con una forte fede nell'insegnamento del maestro.
Quando, in conclusione alla sua lettera, il Daishonin afferma: «Usa la strategia del Sutra del Loto prima di ogni altra» intende dire a Shijo Kingo di rafforzare per prima cosa la fede nella Legge che permette a ogni essere dell'universo di manifestarne il potere infinito e conseguire la Buddità. Infatti, quando nella nostra vita facciamo emergere il potere della Legge mistica, anche la protezione delle divinità benevole (shoten zenjin) inizia a manifestarsi, perché il potere della Legge che emerge in noi attiva all'esterno l'azione di queste funzioni protettrici.
Questo principio viene descritto con l'espressione "la fragranza interna otterrà protezione esterna" (naikun gego).
La fragranza interna otterrà protezione esterna
Scrive Nichiren nel Gosho
I tre tipi di tesori: «Il Buddismo insegna che la fragranza interna otterrà protezione esterna.
Questo è uno dei suoi princìpi più importanti. [...] Ciò che è nascosto si trasforma in virtù manifesta» (RSND, 1, 752). Nel brano appena citato il Daishonin riporta estesamente passi del Sutra del Loto e di altre scritture buddiste in cui si parla della "fragranza interna" come il simbolo dell'apparizione della natura buddica.
È grazie alla fede e alla pratica che la "fragranza" della Legge mistica interna a noi comincia a diffondersi, permeando tutta la nostra vita. In quel momento gli
shoten zenjin, attirati da questo profumo, accorrono per proteggerci. Questo è esattamente il modo in cui funziona la strategia del Sutra del Loto, ed è il motivo per cui affidarsi totalmente a questa strategia è il principale requisito per la vittoria. Infatti per quanto si tentino altre strade o si imparino altre arti in un qualsiasi campo, tutto sarà vano in mancanza della saggezza basata sulla Legge mistica, unica fonte di ogni strategia vittoriosa. Questo è il significato della frase: «L'essenza della strategia e dell'arte della spada derivano dalla Legge mistica».
Quando siamo in accordo con l'universo sperimentiamo uno stato vitale di libertà e salda indipendenza, e in ogni circostanza emerge una saggezza vasta e profonda. Non essendo limitati dal piccolo io riusciamo a trovare la soluzione più appropriata a qualsiasi situazione.
La saggezza vasta e profonda acquisita concretamente in quel momento, insita nella strategia del Sutra del Loto, è l'essenza delle strategie. Per questo si dice che l'essenza di tutte le strategie deriva dalla Legge mistica. Se il cuore è limitato da qualcosa questa saggezza non potrà affiorare, ma se il cuore è libero dall'oscurità la vita si aprirà all'intero universo e in quel momento si manifesteranno la forza e la saggezza che rendono possibile la vittoria. Una fede incrollabile rende possibile l'affrancamento dall'oscurità.

Il presidente Ikeda dice a questo proposito: «Questo si può ottenere solo con la pratica. Un famoso esperto di judo, parlando dei segreti della sua arte, raccontava che agli inizi era scoraggiato perché veniva sempre atterrato dal suo maestro. Ma un giorno, improvvisamente, il suo cuore e la sua tecnica divennero una cosa sola e da allora cominciò a vincere. Allo stesso modo, quando leggiamo un libro che tratta un argomento difficile, dapprima non comprendiamo ma, se ci sforziamo di continuare fino in fondo, in un lampo inatteso di lucidità riusciremo ad afferrarne il significato. Queste intuizioni subitanee vengono soltanto dopo un tenace e paziente sforzo» (La saggezza del Sutra del Loto, vol. 3, p. 166).
Qui Ikeda parla di "qualcosa che scatta improvviso" e di "capire in un lampo inatteso", cose da non confondere con l'ispirazione. Se con l'esercizio e l'impegno acquisiamo la padronanza della tecnica, solo quando interviene il cuore tutto il nostro essere prende parte attiva al processo. Proprio in quell'istante emerge la saggezza adatta alla situazione in cui ci troviamo, e questo è l'ingrediente fondamentale per la vittoria.
Qui per cuore si intende quella "forza" che lega simultaneamente l'anima e il corpo, il singolo al tutto, di cruciale importanza per vincere.
Un codardo non avrà risposta
La fine di questa lettera contiene l'indicazione più importante per il discepolo Shijo Kingo: «Un codardo non potrà mai ottenere risposta a nessuna delle sue preghiere».
Qui si sottolinea il punto fondamentale della strategia del Sutra del Loto: avere una fede profonda, perché senza questo tipo di fede la strategia del Sutra del Loto non funziona.

"Approfondire la fede" diventa così la forza che porta a sconfiggere le cause negative che determinano l'oscurità. La saggezza della Legge mistica emerge proprio per vincere sulle tendenze negative e sulla nostra oscurità. Inoltre la frase «un codardo non otterrà risposta a nessuna delle sue preghiere» è un ammonimento. Infatti la codardia rappresenta il peggior freno alla possibilità di sviluppare quel tipo di fede che ci fa aprire alla Legge mistica, perché al contrario ci fa chiudere in noi stessi e ci spinge in una direzione completamente sbagliata. Il coraggio invece è la manifestazione più alta della fede, perché conduce allo sradicamento del piccolo io e al superamento della saggezza superficiale.
Il Daishonin ci ripete instancabilmente che «i discepoli di Nichiren non possono realizzare niente se sono codardi» (L'insegnamento, la pratica e la prova, RSND, 1, 427). Del resto, la vita è per tutti una lotta contro le sofferenze di nascita, invecchiamento, malattia e morte. Felicità non vuol dire assenza di problemi o preoccupazioni, significa piuttosto non farsi sconfiggere a prescindere dai problemi o dalle preoccupazioni che affrontiamo. Tsunesaburo Makiguchi, condividendo gli insegnamenti del Daishonin, una volta disse: «Per trasformare la vostra vita in una vita felice ci vuole coraggio». Non è possibile raggiungere alcuna felicità se ci si focalizza solo su se stessi: veramente felici sono quelli che riescono ad aiutare gli altri a diventare felici. Il coraggio è la porta d'ingresso per la felicità.
Il legame tra maestro e discepolo è il cuore
Analizziamo ora un passaggio del Gosho Il tamburo alla Porta del Tuono. Per comodità dividiamo il brano in tre parti. 1) «Da Sado a questa provincia vi sono mille ri di mare e montagne. Tu, come donna, hai mantenuto una salda fede nel Sutra del Loto e per anni ha inviato qui tuo marito a farmi visita in tua vece. Sicuramente il Sutra del Loto, Shakyamuni, Molti Tesori e tutti i Budda delle dieci direzioni conoscono la tua devozione».
2) «Per esempio, anche se la luna nel cielo dista quarantamila yojana, il suo riflesso appare istantaneamente in uno stagno sulla terra; il suono del tamburo alla Porta del Tuono si ode immediatamente a distanza di mille, dieci mila ri. Benché tu sia rimasta a Sado, il tuo cuore è giunto in questa provincia».
3) «Anche la via per conseguire la Buddità è così: noi viviamo nella terra impura, ma il nostro cuore risiede sul Picco dell'Aquila. A cosa serve vedere il volto? È solamente il cuore che conta. Incontriamoci un giorno sul Picco dell'Aquila dove risiede il Budda Shakyamuni» (RSND, 1, 843-844).
La fede delle persone di Sado
Nella prima parte della lettera il Daishonin loda Sennichi-ama che aveva permesso al marito Abutsu-bo di andarlo a trovare ogni anno, da quando egli si era trasferito dall'isola di Sado al monte Minobu. Sennichi-ama e suo marito Abutsu-bo avevano sempre protetto il Daishonin durante la sua permanenza a Sado, a costo della loro vita. Inoltre, da quando il Daishonin si era stabilito a Minobu, Sennichi-ama faceva di tutto affinché il marito lo andasse a trovare, e in altre occasioni si adoperava per fargli pervenire dei doni.
Del resto, tutti i seguaci di Sado che conobbero direttamente il Daishonin, nonostante egli fosse un condannato all'esilio, rimasero profondamente colpiti dal suo spirito. Impararono e assimilarono direttamente il "ruggito del re leone" attraverso i suoi insegnamenti, il suo comportamento e il suo carattere. Anche quando il Daishonin lasciò l'isola, non dimenticarono mai quanto egli fosse grande e quanto manifestasse lo spirito del bodhisattva contenuto nel Sutra del Loto; di conseguenza ogni anno attraversavano il mare e superavano le montagne affrontando il viaggio verso Minobu alla ricerca del maestro.
Un cuore che anela alla propria e altrui felicità
Alla fine del primo brano il Daishonin dice a Sennichi-ama: «Sicuramente il Sutra del Loto, Shakyamuni, Molti Tesori e tutti i Budda delle dieci direzioni conoscono la tua devozione».
Questo passo sottolinea che un cuore che continua a ricercare come proprio maestro il Daishonin - il devoto del Sutra del Loto - è uguale al cuore che ricerca l'alta condizione vitale del Sutra del Loto sperimentata dal Daishonin stesso. Inoltre, è uguale a un cuore che ricerca il cuore di tutti i Budda: i Budda del Sutra del Loto come Shakyamuni, Molti Tesori e tutti i Budda delle dieci direzioni.

Nel cuore dell'essere umano esiste una parte permeata dall'ego, che anela alla pace e alla serenità solo per sé, ma esiste anche un livello più profondo, dove alberga il desiderio della propria e altrui felicità.
Nel capitolo
Predizione dell'Illuminazione del Sutra del Loto, quando si nominano i «desideri che custodiamo da sempre in fondo al cuore» si fa riferimento proprio a questo livello del cuore più profondo. Questi desideri corrispondono al voto originale, il "desiderio che si ha dall'infinito passato" o "desiderio originariamente insito nella vita".
Questa aspirazione profonda del cuore il Sutra del Loto la identifica anche con il "desiderio del bodhisattva". Il bodhisattva è quella persona che vive desiderando la propria Illuminazione, cioè la vera felicità, ma desidera anche il bene altrui, cioè vive con un cuore compassionevole. Dunque, in breve, è quella persona che ha "un cuore che anela alla propria e altrui felicità".
Nel terzo capitolo del Sutra del Loto
Parabola e similitudine si dice che questo sutra è stato scritto per insegnare il voto originale: «Adesso, dato che desidero richiamarti alla memoria la via cui in origine ti votasti, sto predicando a beneficio degli ascoltatoridella voce questo sutra del grande veicolo chiamato il Loto della Legge meravigliosa, una Legge atta a istruire i bodhisattva, custodita nel cuore dai Budda» (SDL, 66).
Il voto di cui parla Shakyamuni si trova nella profondità della vita di tutti gli esseri umani e anche di tutti gli animali e di tutte le piante, e in generale nella profondità di qualsiasi essere vivente. Eppure, nonostante ciò, è qualcosa che tutti dimenticano con facilità.
Specialmente l'essere umano, che ha la tendenza a seguire il proprio ego, dimentica facilmente questo voto. Proprio per questo è stato rivelato il Buddismo: per risvegliare con chiarezza il voto che si trova nella profondità della vita. L'insegnamento del grande veicolo, in particolare il Sutra del Loto, ha lo scopo di ricordare in modo evidente questo voto, e viene rivelato con tale precisa consapevolezza.
Nel già citato capitolo
Predizione dell'Illuminazione si dice che «solo il Budda, l'Onorato dal Mondo, può conoscere i desideri che custodiamo da sempre in fondo al cuore» (SDL, 186), riferendosi ai discepoli di Shakyamuni che grazie al suo insegnamento si risvegliano al voto originale che esiste nella profondità della loro vita e iniziano ad agire per la sua realizzazione. Questo principio è alla radice del Buddismo. Anche nel capitolo Espedienti viene sottolineato che il grande voto eterno di Shakyamuni è quello di risvegliare tutti gli esseri umani a questo voto originale: «Sappi, Shariputra, che all'inizio ho fatto il voto di rendere tutte le persone uguali a me, senza alcuna distinzione tra noi» (SDL, 45).
In definitiva, si può dire che questo desiderio custodito nella profondità della vita equivale alla natura di Budda. Ogni essere racchiude in sé tale voto originale, e questo è esattamente il motivo per cui tutti riescono a credere nel Sutra del Loto, dove tale voto originale viene rivelato.
Infatti, nel Gosho
L'oggetto di culto per l'osservazione della mente il Daishonin scrive che in questo mondo malvagio l'essere umano riesce ad avere fede nel Sutra del Loto - nonostante esso sia un insegnamento difficile da credere e da comprendere - proprio perché ha inerente nella propria vita la natura di Budda: «Le persone comuni nate nell'Ultimo giorno della Legge possono credere nel Sutra del Loto perché il mondo di Buddità è presente nel mondo umano» (RSND, 1, 318).
http://www.sgi-italia.org/riviste/bs/InternaTesto.php?A=2313&R=1&C=137
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In sintesi, dunque, una "salda fede" - espressione utilizzata nel primo passo del Gosho, cioè il cuore di Sennichi-ama che ricerca fino in fondo Nichiren Daishonin - equivale a un cuore che crede nel Sutra del Loto, si identifica con il voto originale insito nella profondità del cuore che ricerca la propria e altrui felicità e in definitiva con la natura di Budda.
Maestro e discepolo sono legati dai "desideri che custodiamo da sempre in fondo al cuore"
Nel secondo brano di questo Gosho (vedi p. 66) il Daishonin spiega che il cuore di Sennichi-ama, nonostante ella sia rimasta a Sado, ha raggiunto il cuore del Daishonin che si trova a Minobu, citando gli esempi del riflesso della lontana luna nello stagno e del suono del tamburo alla Porta del Tuono che si ode immediatamente. È come se qui Nichiren stesse asserendo che il cuore di Sennichi-ama è lo stesso cuore del Daishonin, perché i cuori del maestro e del discepolo sono legati dai "desideri che custodiamo da sempre in fondo al cuore".
La relazione di maestro e discepolo tra il Daishonin e i seguaci di Sado ruota intorno alla fede nel Sutra del Loto, e consiste nel legame che accomuna quei cuori che nel profondo anelano alla propria e altrui felicità.
Nell'epoca malvagia dell'Ultimo giorno della Legge, il "maestro" del Buddismo è quella persona che per prima mette in pratica "i desideri che custodiamo da sempre in fondo al cuore" a cui si sono risvegliati i Budda e i bodhisattva, e li trasmette agli altri. Grazie all'influenza di questo maestro, le persone ricordano il voto originale di realizzare la propria e altrui felicità e quindi divengono "discepoli".

Il discepolo che approfondisce sempre di più la consapevolezza dell'importanza di questo tipo di cuore giunge a sentire la grandiosa condizione vitale del maestro che per primo lo ha manifestato. Con il tempo, il cuore che ricerca il maestro si fa sempre più forte. Questo è ciò che è avvenuto tra il Daishonin e i discepoli dell'isola di Sado.
Noi viviamo nella terra impura, ma il nostro cuore risiede sul Picco dell'Aquila
Ora passiamo al terzo brano (vedi p. 66). Qui il Daishonin afferma che sebbene il maestro e il discepolo che hanno fede nel Sutra del Loto vivano nella terra impura, i loro cuori risiedono sul Picco dell'Aquila; di conseguenza, si possono incontrare istantaneamente e in qualsiasi momento.
In
Lettera a Gijo-bo il Daishonin cita una frase del capitolo Durata della vita del Tathagata del Sutra del Loto in versi: «Con un'unica mente desiderano vedere il Budda senza esitare anche se ciò dovesse costargli la vita» (RSND, 1, 344) e afferma che questo significa: «Concentrare la propria mente sul vedere il Budda [...] e percepire che essa è il Budda» (RSND, 1, 345). Qui si trova il segreto della frase: «Nonostante si viva nella terra impura, i cuori risiedono sul Picco dell'Aquila».
Ikeda commenta questo brano riferendosi alla parabola del bravo medico contenuta nello stesso capitolo del Sutra del Loto: «Quando i figli vengono a sapere della morte del padre "nutrono pensieri nostalgici / e nei loro cuori anelano a vedermi". Allora "desiderano con tutto il cuore vedere il Budda anche a costo della vita" (SDL, 302). In risposta a un simile spirito di ricerca, il Budda eterno appare davanti a loro. Vale a dire che, ricercando con tutto il cuore il Budda, si risvegliano al mondo di Buddità che esiste eternamente dentro di loro. [...] Riguardo all'espressione "con tutto il cuore", che si traduce anche "con un'unica mente", Nichiren spiega: "[...] Può essere letto così: osservare il Budda con un'unica mente, concentrare la propria mente sul vedere il Budda e quando si guarda la propria mente, percepire che essa è il Budda". In altre parole, la mente di una persona comune che ricerca il Budda diventa la mente del Budda. La cosa più importante è il cuore. Senza uno spirito di ricerca puro, che venga dal profondo del cuore, non è possibile comprendere il Buddismo» (La saggezza del Sutra del Loto, vol. 3, pp. 210-11).
La Buddità si trova solo in un cuore che ricerca nel profondo. Quando vive nella terra impura, un cuore che continua a credere nel Sutra del Loto senza vacillare ha già ottenuto l'Illuminazione. Chi ha vissuto con questo desiderio, dopo la morte andrà sul Picco dell'Aquila, l'universo della Buddità dove ritorna ad armonizzarsi chi al momento della morte ha stabilito la fede nella Legge mistica.

Fare della Legge la maestra della mente
Nel nostro cuore esiste sia l'oscurità fondamentale, e quindi il dubbio, sia la saggezza scaturita dal ritmo della Legge mistica che sconfigge l'oscurità fondamentale. Il Buddismo del Daishonin serve per fare di questa saggezza il nucleo stabile della propria vita.
Nel Gosho troviamo le "istruzioni" di come vivere per realizzare tale condizione. Tutto è racchiuso nella frase: «Diventare maestri della propria mente e non lasciare che la mente sia la propria maestra» (Lettera a
Gijo-bo, RSND, 1, 345). Ecco quanto scrive Ikeda riguardo a questo argomento: «Non dobbiamo farci dominare dalla mente illusa della persona comune, incostante, debole e in continuo mutamento. Per diventare maestri della mente occorre guidarla nella direzione giusta; la vera maestra della mente è la Legge, sono gli insegnamenti del Budda. Shakyamuni fece voto di fare della Legge alla quale si era illuminato la maestra della sua mente, ed era fiero di vivere secondo tale voto. Vivere così significa "prendere rifugio nella Legge", l'ultima esortazione che fece Shakyamuni ai discepoli prima di morire.
I preti delle scuole buddiste del tempo del Daishonin dimenticarono questo spirito e seguendo il loro arbitrario modo di pensare persero di vista gli insegnamenti del Budda, denigrarono il Sutra del Loto e caddero in preda all'arroganza.
Per contro, il Daishonin insegnò che la vera maestra della mente è Myoho-renge-kyo - il cuore del Sutra del Loto e la Legge fondamentale di tutti i Budda - e stabilì la pratica concreta che permette di essere maestri della propria mente: recitare Nam-myoho-renge-kyo. Inoltre egli sottolineava spesso ai suoi discepoli quanto fosse importante l'atteggiamento nella fede di ricercare questa vera maestra della mente (cioè la Legge mistica).
[...] Farsi dominare dalla propria mente significa vivere un'esistenza egocentrica e, in ultima analisi, essere trascinati qua e là da una mente che vacilla sempre, finire preda dell'egoismo e sprofondare nell'oscurità o ignoranza. Al contrario, diventare maestri della propria mente significa vivere sulla base della Legge.
Nel Buddismo un maestro è colui che guida le persone connettendole alla Legge, insegnando loro che la Legge dalla quale dovrebbero dipendere esiste nella loro stessa vita. I discepoli, a loro volta, cercano il maestro che incarna la Legge ed è una sola cosa con essa; prendendolo come modello, si impegnano nella pratica buddista. Così facendo conducono un'esistenza che consente loro di diventare maestri della propria mente» (
Il raggiungimento della Buddità in questa esistenza. Lezioni sugli scritti di Nichiren Daishonin, pp. 75-77).
Maestro è chi, in quanto precursore del tempo in cui vive, fa della Legge mistica la maestra della propria mente. Discepolo è chi passa dall'avere la propria mente come maestra, e se stesso al centro, all'avere la Legge mistica come maestra della propria mente. Il legame tra maestro e discepolo sarà sempre basato sulla Legge e sul cuore che continua a credere nella Legge.

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