Passa ai contenuti principali

Speciale Paura e coraggio

La paura non è un problema

a cura di Marina Marrazzi e Alessandra Fornasiero
incontro con Tamotsu Nakajima

Come possiamo vincere la paura praticando il Buddismo di Nichiren Daishonin? E sviluppare il coraggio? Come possiamo aiutare qualcuno a superare la paura della sconfitta, della solitudine, della morte? Abbiamo invitato in due occasioni Tamotsu Nakajima, direttore generale dell'Ibisg, ad approfondire con noi il tema della paura e del coraggio dal punto della fede e della pratica buddista. Il testo che segue è il risultato di questi incontri.
È difficile analizzare parole usate per indicare aspetti interiori come "cuore", "coraggio" o "paura", perché proprio per la loro caratteristica di essere intangibili non si esprimono mai in modo univoco, e ognuno le può interpretare in maniera personale.
La paura per esempio, a seconda delle situazioni, si può manifestare come istinto di sopravvivenza o come mancanza del coraggio per andare avanti.

Per approfondire il discorso dal punto di vista del Buddismo bisognerebbe innanzitutto analizzare negli scritti del Daishonin quali ideogrammi vengono tradotti con la parola "paura". Infatti sono più d'uno, ed esprimono lo stesso concetto da angolazioni diverse (vedi box in fondo).
Il termine "codardo" letteralmente vuol dire "non assiduo". È codardo chi non va avanti, chi non affronta con costanza e perseveranza le difficoltà e dunque non approfondisce la fede. Del resto si dice che il coraggio sia una caratteristica della fede buddista: quando si ha la fede si è coraggiosi di per sé.

In definitiva, chi affronta i problemi ha coraggio e ha fede.

Affrontare una difficoltà
Cosa vuol dire affrontare? Anche se non ci si sente affatto coraggiosi davanti a un problema, si dice che il primo passo sia quello di recitare Nam-myoho-renge-kyo davanti al Gohonzon. Il coraggio è decidere di iniziare a trasformare un problema con il Daimoku.
Innanzitutto, affrontare un problema vuol dire non cercare la causa fuori di sé. Se si vede la causa fuori non si può affrontare un problema seriamente, se invece si riconosce la causa dentro di sé, allora ci si assume la responsabilità. Certe volte, pur continuando nella pratica buddista, sorge il dubbio: sto affrontando veramente o non sto affrontando, riuscirò a farcela? Chi continua a lottare, anche con fatica, ha coraggio - ha fede.
È importante cercare di capire a fondo cosa insegnava Nichiren Daishonin, non teoricamente, ma sperimentandolo nelle situazioni concrete, affrontando la vita di momento in momento.
È difficile avere coraggio. Quindi è una fortuna non fermarsi, continuare a camminare... Finché non ci si ferma, non si ha il tempo di avere paura.
Alcuni hanno paura di affrontare qualche problema. Come si affronta questa paura? Quel che è certo è che se si affronta il problema, la paura è superata.
Perché la paura di affrontare un problema appare quando si ha qualche scappatoia.
In ogni caso, la paura non si può mettere da parte. Ricordiamoci comunque che chi ha avuto coraggio, ha avuto anche paura. A volte non si ha paura solo perché non ci si ferma. È facile quindi essere preda della paura, per questo è importante continuare ad andare avanti senza fermarsi.


Vincere o perdere
In ogni momento si combatte dentro di sé in vari modi, perché ci sono sempre due punti di vista in competizione: la visione illuminata e quella oscura. E i casi sono due: o si va avanti - e si vince - o ci si ferma - e si perde.
La decisione che si prende per andare avanti in quei momenti è il coraggio.
Tutte le volte che si riesce a tirare fuori la visione illuminata, la Buddità, si deve lottare contro la tendenza dell'oscurità innata.

Sempre, in ogni momento, può emergere la nostra oscurità che ci fa vedere tutto negativo, oppure la Buddità, che illumina tutto. Quindi dobbiamo lottare in ogni momento. La vita è una lotta tra la Buddità e l'oscurità.
La condizione di Buddità è difficile da trovare, e bisogna ricercarla ogni volta. Quante più volte siamo riusciti a trovarla tanto più è facile riconoscerla, e tanto più si riesce ad avere fiducia nel procedere.

Il concetto di vittoria nel Buddismo è esattamente legato a questa lotta tra Buddità e oscurità; vincere vuol dire fare emergere la Buddità e consolidare questa tendenza nella vita.
Lo stato di Buddità non si vede, ma in sostanza è vivere con la "gioia di vivere". L'oscurità ce l'abbiamo tutti, quello che conta è superarla. Il Buddismo del Daishonin utilizza ogni cambiamento, ogni situazione, ogni sofferenza per vincere.
Questa è la pratica per ottenere la Buddità: Buddità è il modo in cui affronti le difficoltà, e ogni difficoltà è un'occasione per tirarla fuori. Ma questo diventa impossibile se si ha paura e ci si ferma.
La Soka Gakkai è importante perché incoraggia le persone a superare l'oscurità innata.


Di cosa abbiamo paura
In generale abbiamo paura di qualcosa che non conosciamo.
Dopo la morte non sappiamo cosa c'è, per questo la temiamo. Oppure abbiamo paura del buio, di certi animali, di certi aspetti inconsci... Quello che non conosciamo è fonte di paura. Ma quando eliminiamo l'ignoranza anche la paura se ne va.
Per eliminare questa ignoranza deve essere chiara la decisione personale. Deve essere chiara la visione della vita. Attraverso il Buddismo stiamo imparando a conoscere la vita. Affrontare la vita ogni momento è una causa per comprenderla sempre più profondamente. Avere in ogni momento il coraggio di affrontare le nostre difficoltà, il coraggio di realizzare quanto ci riesce difficile persino credere possibile, ci apre la strada per capire, per eliminare l'ignoranza.
Anche nella perdita c'è paura, paura di perdere una determinata cosa, un affetto o una certa condizione. Persino nel percorso per raggiungere la propria felicità si ha paura di perdere quello che si ha ora, e questa è una forma di attaccamento. Ma, come si dice: «Cosa che ottieni, cosa che perdi», non possiamo mai sapere cosa succederà nel futuro, e nella nostra vita abbiamo esperienza solo di quello che abbiamo vissuto finora.
Quando si ha paura di perdere si pensa che quello che accadrà domani potrà essere peggiore di quello che è accaduto fino ad oggi. Questa è insicurezza, perché si pensa di non saper mantenere quello che si ha.


Imparare dall'esperienza
In qualche misura noi viviamo sempre in una situazione di insicurezza, perché l'unica cosa certa è l'esperienza fatta fino a oggi: del domani non abbiamo ancora nessuna esperienza. Al massimo il domani lo possiamo immaginare, ma si potrà anche rivelare del tutto diverso.
Poiché l'unica cosa che si conosce è il passato, è solo in base all'esperienza già fatta che si può affrontare l'oggi: perciò, per poter affrontare l'incertezza del domani, si deve essere convinti della propria esperienza. E per questo, più sicurezza si acquisisce, più facilmente si affrontano le difficoltà.

La pesantezza del carico che si porta è relativa alla forza che si ha.
Quando si recita Daimoku per ottenere un risultato e si riesce a trasformare l'ambiente, si sperimenta il funzionamento del Gohonzon. Tuttavia, per quante esperienze si siano fatte, bisogna ogni volta affrontare l'ignoto con 
coraggio, perché le difficoltà o si affrontano in questo modo o ci si ferma.
Anche con la pratica buddista è la stessa cosa; noi abbiamo trovato questo mezzo, ma dobbiamo usarlo correttamente, cioè come ha insegnato il Budda.

Praticare il Buddismo di Nichiren Daishonin
Quello in cui si crede (che sia Buddismo o un'altra cosa) ci spinge ad andare avanti. Noi abbiamo scelto questa pratica buddista, che ci aiuta tantissimo a procedere.
Ma la pratica non è semplicemente fare Gongyo, Daimoku, partecipare alle riunioni: quella è la forma della pratica. Ci vuole la decisione personale.

A seconda di quanta decisione, di quanta convinzione si ha, di come è la propria fede, la propria pratica, viene fuori la forma, il modo di praticare.
Ma guardando solo il modo di praticare non si vede altro che la forma. Per questo non è possibile giudicare dall'esterno la pratica degli altri...

Usare bene la pratica vuol dire per prima cosa usare il Daimoku per tirare fuori saggezza e coraggio. È importante partire sempre dal Daimoku, indipendentemente dal problema. E praticare per gli altri.
Il secondo presidente della Soka Gakkai Josei Toda chiamava "pratica del mendicante" quella di chi chiede continuamente al Gohonzon benefici personali "in cambio" di azioni per kosen-rufu, pretendendoli uno dietro l'altro, come se il Gohonzon ci fosse debitore di qualche cosa.

Col tempo si impara che per realizzare i desideri personali bisogna fare azioni per la felicità degli altri. Il problema non diventa più il mio desiderio ma la felicità dell'altro.
Il Budda ha il desiderio costante di rendere felici tutte le persone, insegnando loro a fare come lui. Questo per noi è shakubuku, cioè trasmettere la Legge mistica: aprire la Buddità presente nella vita di ogni essere vivente.

È il cuore della nostra attività, ed è anche il cuore dell'insegnamento buddista. Il desiderio di fare stare bene gli altri fa stare bene noi, e ci fa rimanere giovani e attivi.
Il Buddismo è incredibilmente grande, sono io che non lo so usare in tutta la sua grandezza, e che con il mio cervello lo faccio diventare piccolo: questa è un'offesa alla Legge.

Se pratico male sto offendendo la Legge. È difficile praticare correttamente.
Dovremmo ricambiare il debito di gratitudine in base al principio di engi (il principio dell'origine dipendente): io ora sono qui grazie all'esistenza di tante altre persone. Perché ognuno di noi esista devono essere esistite tantissime persone prima, e se ora siamo in vita dobbiamo provare gratitudine per tutte le persone.
La gratitudine verso la Soka Gakkai, verso il maestro, verso tutti i membri, verso le persone che praticano e quelle 
che non praticano deve essere la medesima. Ognuno ha la gemma della Buddità cucita nel vestito (da una parabola citata nel Sutra del Loto; vedi Il Sutra del Loto, Esperia, pp. 194-195).
Questo è kosen-rufu: ricambiare la gratitudine rivelando agli altri che possiedono la Buddità. Il Buddismo di Nichiren Daishonin è tutto lì. Senza la pratica "per gli altri", la "pratica per sé" non funziona.
Bisogna avere coraggio, nel senso di "decisione", e allora si può affrontare qualunque difficoltà. Questo diceva il Daishonin: se comincio a insegnare il Sutra del Loto, sicuramente sorgeranno molte difficoltà (tre ostacoli e quattro demoni). Ma se decido non posso più indietreggiare e devo essere pronto ad andare fino in fondo.
Del resto se il Daishonin non avesse parlato, se non avesse avuto il coraggio di trasmettere il suo insegnamento, il suo Buddismo non sarebbe valso nulla.


La paura della morte
Si dice che l'immortalità del Budda è non avere paura della morte.
Quelli che sono andati vicino alla morte per malattia o incidente, tornandoalla vita piena vivono con meno paura perché indirizzano la propria esistenza in funzione dell'esperienza vissuta, per non avere rimorsi o rimpianti.
Dal punto di vista del Buddismo una domanda fondamentale è: come viviamo la vita? Qual è la felicità?
Ci dovrebbe essere soddisfazione in ogni momento della vita. In ogni momento dovremmo arrivare a essere contenti di vivere.
Il vero punto è: tornare in se stessi, capire cosa è la vita, capire per cosa viviamo e per cosa siamo nati. Per soffrire? No, per gioire! E quando si gioisce? Anche nella sofferenza. Nella sofferenza sta la gioia, se riusciamo a tirare fuori la Buddità.
È come si vive in ogni momento che fa la differenza. Inutile avere paura della morte. Conta solo come vivi ora: il cambiamento parte da qui. La vita nostra è solo il momento presente. Certo, la vita è eterna, ma è fatta di momenti: passato, presente e futuro. Uno non c'è più, l'altro non ancora, e dunque la vita sta qui. Tutto dipende da come vivo questo momento qui.


La decisione
Nichiren Daishonin, dai sedici ai trentadue anni, studia tutti i sutra. In realtà egli lo fa per confermare quello di cui già era certo, per cercare la verifica di ciò di cui era già sicuro. Nel caso di Nichiren, il punto di partenza è la sua decisione, la sua convinzione. Anche Ikeda, il nostro maestro, parte con una sua profonda convinzione.
Ogni cosa di cui si discute, alla fine deve sfociare in una decisione, e quella decisione deve diventare convinzione assoluta.
Daisaku Ikeda, prima di diventare terzo presidente, disse ai giovani che sarebbe stata la loro decisione assoluta a far diventare kosen-rufu una realtà.
Noi cosa decidiamo? Come utilizziamo la nostra vita? Sempre Ikeda ci invita a decidere di usare la nostra vita per la nostra felicità e per la felicità di tutti. Cioè per kosen-rufu.

A partire da quello di cui siamo convinti ora, da cosa decidiamo ora per domani, quella decisione diventa realtà.

Paura di vivere nel mondo di oggi
Ognuno cerca di trovare un riferimento, un riferimento personale per dimenticare la paura di vivere. Potere, soldi, fama... ma facendo così alla fine non siamo più neppure sicuri di quel riferimento, e ritorniamo al punto di partenza, alla paura.
Il mondo diventa sempre più piccolo e talmente veloce che quello che una volta dava sicurezza sfugge dalle mani, non si sa dove stiamo andando, non si sa cosa succederà domani... Abbiamo faticosamente dimenticato gli orrori della guerra mondiale, ma oggi sono esplose tante altre guerre e il terrorismo: ogni giorno c'è più insicurezza, più caos, più oscurità. Io penso che questa sia un'occasione per realizzare kosen-rufu, più il momento è buio, più è buono...

Noi abbiamo il mezzo, perciò con coraggio possiamo risolvere. Questo è il secolo della vita, dell'umanità, dobbiamo impegnarci a crearlo.
Il modo di praticare il Buddismo è cambiato moltissimo in questa epoca: praticare oggi equivale a vedere la Buddità nella vita di tutte le persone. La pratica buddista è la pratica del bodhisattva Fukyo, cioè rispettare la Buddità di tutte le persone, nessuna esclusa. Quando c'è il sole, abbiamo gratitudine per la sua luce e il suo calore. Ma se guardiamo da una visuale più allargata vediamo che ci sono anche nuvole, pioggia, vento, che fanno parte dello stesso universo. L'atteggiamento verso tutte le persone deve essere uguale.

A parole è facile. Farlo significa avere coraggio.

LE PAROLE DEL GOSHO
Riportiamo qui un'analisi di alcune delle espressioni utilizzate da Nichiren Daishonin che nel testo italiano vengono rese con "paura" e "coraggio"

Risposta a Kyo'o
«È scritto che coloro che abbracciano il Daimoku del Sutra del Loto saranno protetti da Kishimojin e dalle sue dieci figlie. Assaporeranno la felicità di Aizen e godranno della fortuna di Bishamon. Ovunque tua figlia possa giocare, non le accadrà niente di male; sarà libera dalla paura come il re leone. La protezione di Kodainyo è la più profonda tra quelle delle dieci figlie di Kishimojin. Ma tutto dipende dalla tua fede. Una spada sarà inutile nelle mani di un codardo. La potente spada del Sutra del Loto deve essere brandita da un coraggioso nella fede. Allora egli sarà come un demone armato di una mazza di ferro» (Gli scritti di Nichiren Daishonin, vol. 4, p. 150).
In questo testo l'espressione «libera dalla paura» è scritta in giapponese osore naki, dove osore indica la paura nei confronti di qualcosa di superiore, di incontrollabile, come di una malattia intesa come fenomeno naturale che l'individuo non può governare. Può essere la paura di una divinità, il cosiddetto "timor di Dio" dei cristiani.
Con la parola "codardo" si intende l'espressione giapponese che in italiano può essere tradotta letteralmente con "non assiduo", o come "colui che non vuole avanzare".

L'espressione «coraggioso nella fede» ha il senso di «valoroso nella fede».
ù
Lettera ad Akimoto
«Parlar chiaro, senza paura e senza tirarsi indietro davanti alla società - questo è ciò che intende il sutra quando afferma: "Senza curarci dei nostri corpi o delle nostre vite, avremo a cuore solo la via suprema" [...] Il motivo per cui, da innumerevoli kalpa passati sino a ora, non sei riuscito a ottenere la Buddità è che, quando si è verificata una situazione come questa, hai avuto troppa paura di parlare. E lo stesso sarà valido anche nel futuro» (Gli scritti di Nichiren Daishonin, vol. 9, p. 114).
Qui si intende, a differenza del brano precedente, la paura di qualcosa che può essere controllato. Va inteso come essere timidi, timorosi di mettersi in mostra o di perdere dei privilegi.

Ripagare i debiti di gratitudine
«Shakyamuni insegnò che il superficiale è facile da abbracciare, ma il profondo è difficile. Scartare il superficiale e abbracciare il profondo richiede coraggio» (Gli scritti di Nichiren Daishonin, vol. 2, p. 164).
Qui la parola "coraggio" equivale al giapponese "cuore forte":
jobu (forte) no kokoro (cuore).

Le persecuzioni che colpiscono il Budda
«Dovete raccogliere il coraggio di un leone e non soccombere di fronte a nessuna minaccia. Il leone non teme nessun altro animale e così neppure i suoi cuccioli. I calunniatori sono come sciacalli ululanti, ma i seguaci di Nichiren sono come leoni ruggenti» (Gli scritti di Nichiren Daishonin, vol. 4, p. 188).
Qui con "coraggio" viene tradotta l'espressione giapponese "far emergere il cuore (
kokoro) del leone".

La strategia del Sutra del Loto
«È stata una gioia per me sapere che la tua consueta prudenza e il tuo coraggio, così come la tua salda fede nel Sutra del Loto, ti hanno permesso di uscirne illeso. Quando una persona ha esaurito la propria fortuna, qualsiasi strategia sarà inutile. Quando avrà esaurito i propri benefici, neanche i suoi seguaci la seguiranno più» (Gli scritti di Nichiren Daishonin, vol. 4, p. 193).
Qui con "coraggio" si intende uno "spirito valoroso", caratteristico di qualcuno che fa qualcosa senza avere nulla in cambio.

Lettera a Konichi bo
«Tuttavia mi ha dato coraggio pensare che se l'insegnamento del Sutra del Loto è vero e se gli dèi del Sole e della Luna non mi abbandonano, potrei avere ancora la possibilità di tornare a Kamakura e anche di visitare la tomba dei miei genitori» (Gli scritti di Nichiren Daishonin, vol. 6, p. 62).
In questo brano l'espressione «mi ha dato coraggio» è scritta in giapponese
kokoro zuyoku, che significa "mi ha rassicurato, mi ha incoraggiato, mi ha rincuorato".

Buddismo e Società n.104 - maggio giugno 2004

Commenti

Post popolari in questo blog

I tre ostacoli e i quattro demoni Sono le influenze negative della vita e in particolare gli attacchi al progredire della pratica. La tradizione buddista ne ha classificati sette: tre ostacoli e quattro demoni ( sansho shima , san : tre, sho : ostacoli; shi : quattro, ma : demoni, dal sanscrito mara , letteralmente "morte, assassino"). La differenza tra ostacoli e demoni in realtà è piuttosto tenue. Possiamo dire che gli ostacoli si manifestano nell'ambiente come effetto delle cause da noi poste in passato, mentre i demoni designano le funzioni distruttive che fanno parte della vita in genere, che emergono in particolare quando ricerchiamo l'Illuminazione. I tre ostacoli Si potrebbe dire che emergano dai "punti deboli" delle persone. 1. Ostacolo dei desideri e delle illusioni ( bonno-sho ) che derivano dai tre veleni di avidità, collera e stupidità. Di questa categoria fanno parte per esempio la superbia e il du...
Il ciliegio, il susino, il pesco e il prugno selvatico brani scelti da testi di Daisaku Ikeda, selezione e adattamenti a cura della SGI La saggezza per creare la pace e la felicità Seconda parte: La rivoluzione umana - quinta puntata A un giovane indeciso se iniziare a praticare il Buddismo di Nichiren pensando che abbracciare una religione implicasse il conformarsi a modelli comportamentali imposti dall'esterno e sacrificare la propria individualità, il presidente Ikeda spiegò: «Nichiren Daishonin insegna il principio del "ciliegio, susino, pesco e prugno selvatico". Un ciliegio è un ciliegio; un pesco è un pesco. Non dobbiamo essere tutti ciliegi; così come ogni albero fiorisce secondo le proprie uniche caratteristiche, anche noi dovremmo vivere nel modo che più ci si confà. Questo è lo scopo della nostra pratica buddista. Nichiren Daishonin ha anche sottolineato che l'essenza della nostra identita...
"DA ORA IN POI" Alcuni spunti tra cui scegliere per stimolare il dialogo e lo scambio di esperienze Dalla serie Vivere il Gosho ogni giorno di Daisaku Ikeda Alzarsi e agire «Quando all'inizio io, Nichiren, presi fede nel Sutra del Loto, ero come un'unica goccia d'acqua o un singolo granello di polvere in tutto il Giappone. Ma poi, quando due, tre, dieci, cento, mille, diecimila, un milione di persone reciteranno il Sutra del Loto e lo insegneranno ad altri, formeranno un monte Sumeru di perfetta Illuminazione, un grande mare di grande nirvana! Non cercare nessun'altra via per conseguire la Buddità!» da La scelta del tempo (RSND, 1, 520) Anche l'impresa più colossale comincia da un singolo individuo che si alza e agisce. Un vasto oceano inizia da una sola goccia d'acqua. I granelli di polvere si accumulano per formare un'imponente montagna. Allo stesso modo quando pa...