Gosho di Capodanno
Lezione di Daisaku Ikeda
DIAMO INIZIO A UN NUOVO ANNO PIENO DI FELICITÀ E SPERANZA
È iniziata una nuova era di kosen-rufu mondiale piena di luminosa speranza.
[Questa lezione è stata pubblicata in Giappone nel numero di gennaio 2014 della
rivista di studio Daibyakurenge e il tema della SGI per il 2014 era "Anno
dell'apertura di una nuova era di kosen-rufu nel mondo", n.d.r.].
Mentre la madre Terra inizia un altro viaggio intorno al Sole, i coraggiosi
Bodhisattva della Terra, ardendo di un nobile senso di missione, entrano in
azione formulando un grande voto per kosen-rufu in centonovantadue paesi del
mondo.
I Bodhisattva della Terra sono i discepoli che condividono lo stesso spirito del
Budda, che si alzano con lo stesso voto del loro maestro proseguendo la sua
opera con lo stesso coraggio e la stessa perseveranza.
Noi della famiglia Soka abbiamo annunciato l'alb a di un nuovo anno
entusiasmante, più determinati che mai a realizzare una fresca partenza e ad
avanzare ancora una volta.
«Nella vita, bisogna avere speranza!»,1 dichiarò il mio maestro, il secondo
presidente della Soka Gakkai Josei Toda, in un suo messaggio di Capodanno. E
proseguì parlando di quanto sia nobile vivere con la grande e altruistica
speranza della felicità di tutta l'umanità, senza darsi mai per vinti di fronte alle
difficoltà. In particolare, riferendosi alla vita di Nichiren Daishonin, disse con
profonda emozione: «Il modo in cui il Daishonin si mantenne fedele alle sue
speranze e ai suoi sogni giovanili, portandoli tutti a compimento nel corso della
sua vita, è davvero un risultato enorme, che risplende come un magnifico
palazzo».2
Ogni volta che mi tornano alla mente le sue parole, mi colpisce sempre
l'espressione «magnifico palazzo».
Costruire un «magnifico palazzo» di vittoria nella vita
Prendiamo eternamente a modello la dedizione altruistica del Daishonin al
grande voto di propagare il Sutra del Loto e facciamone la nostra fonte di
ispirazione. Superiamo ogni ostacolo e costruiamo, ciascuno di noi, un
«magnifico palazzo» di vittoria nella vita, in ogni parte del mondo in cui ci
troviamo.
Il presidente Toda concluse quel messaggio di Capodanno dicendo:
«Mantenendo i piedi ben piantati per terra viviamo con luminosa speranza. Al
tempo stesso aiutiamo anche gli altri ad avere i piedi ben piantati per terra e una
luminosa speranza nella propria vita».3
Avanziamo con la forte determinazione che questo sia un anno pieno di lucente
speranza e di tanta felicità per noi e per gli altri.
In questa lezione analizzeremo il Gosho di Capodanno, per approfondire ancora
l'essenza del Buddismo di Nichiren Daishonin.
«Ho ricevuto un centinaio di mushimochi4 e una cesta di frutta. Il giorno di
Capodanno segna il primo giorno, il primo mese, l'inizio dell'anno e l'inizio
della primavera.5 La persona che celebra questo giorno accrescerà le sue
virtù e sarà amata da tutti, come la luna diventa piena, muovendosi da
occidente a oriente,6 e il sole risplende più luminoso, avanzando da oriente
a occidente».
Offerte sincere per Capodanno
Il Gosho di Capodanno è indirizzato a una seguace chiamata "la moglie di
Omosu", che aveva inviato al Daishonin cento mushimochi (dolci di riso
tradizionali giapponesi) e una cesta di frutta per Capodanno.
Il titolo letterale giapponese è "Gosho dei mushimochi". Il Daishonin cita questi
dolci anche in altri scritti,7 sempre nel periodo di Capodanno. Si tratta di dolci di
riso cotti a vapore incisi con una croce in modo da poter essere divisi in porzioni
più piccole; all'epoca del Daishonin e ancora oggi in Giappone fanno parte dei
festeggiamenti di Capodanno.
La destinataria della lettera era una sorella maggiore di Nanjo Tokimitsu8 e la
moglie di Ishikawa no Hyoe,9 noto anche come signore di Omosu,
amministratore del villaggio di Omosu10 nel distretto di Fuji della provincia di
Suruga. Il villaggio di Omosu si trovava nei pressi del villaggio di Ueno,11 dove
viveva Tokimitsu, e quindi fratello e sorella potevano facilmente rimanere in
contatto.
Si ritiene che la lettera sia stata composta nel 1281 [a Minobu, l'anno prima della
morte del Daishonin]. A quel tempo Tokimitsu stava affrontando grandi difficoltà
[a causa della persecuzione di Atsuhara ancora in corso], costretto dalle autorità
a pagare pesanti tasse e a fornire manodopera non pagata semplicemente per il
fatto di essere un seguace di Nichiren Daishonin.
Inoltre la moglie di Omosu aveva perso la sua a mata figlia nella primavera del
1278 a causa di una malattia. In un altro scritto il Daishonin si riferisce alla
ragazza chiamandola «la giovane donna, figlia del prete laico Ishikawa no Hyoe»
(L'insegnamento per l'Ultimo giorno della Legge, RSND, 1, 801). La giovane -
che sembra non fosse sposata - aveva inviato varie lettere al Daishonin e aveva
ricevuto guida da lui, e prima di morire gli scrisse quella che probabilmente
sarebbe stata la sua ultima lettera, esprimendogli la condizione interiore di
serenità che stava provando all'approssimarsi della morte (cfr. Ibidem).12 Aveva
un cuore davvero puro e coraggioso!
Senza dubbio ogni Capodanno la madre salutava il nuovo anno con la decisione
di mantenere una pratica buddista forte come discepola di Nichiren Daishonin
non solo per se stessa, ma anche a beneficio della figlia scomparsa. E
all'approssimarsi del Capodanno cui si riferisce la lettera doveva aver rinnovato
la sua determinazione inviando queste offerte al Daishonin, il quale a sua volta
loda con tutto il cuore la sua sincerità e la sua forte decisione.
Ogni giorno una nuova partenza
Il giorno di Capodanno segna l'inizio di un nuovo giorno, di un nuovo mese e di
un nuovo anno e in oriente, sin dai tempi antichi, è chiamato il giorno dei "tre
inizi".
In Giappone, secondo il vecchio calendario lunare, segnava anche l'inizio della
primavera. Insomma, è un giorno in cui si festeggiano molte nuove partenze.
Il Daishonin dice che una persona che celebra questo giorno sulla base d ella
Legge mistica accumulerà virtù e benefici e sarà amata da tutti, così come la
luna diventa gradualmente piena e il sole splende sempre più luminoso man
mano che si alza nel cielo.
Capodanno è un giorno di inizi, ognuno comincia l'anno con una determinazione
rinnovata. È una meravigliosa occasione per risvegliare in noi lo spirito della
causa originale,13 lo spirito di andare sempre avanti da ora in poi. Quando
facciamo così, possiamo essere certi che le nostre vite traboccheranno di una
gioia incontenibile.
Il Daishonin attribuiva un grande significato al carattere cinese hajime, che
significa "primo", "partenza", o "inizio". In I benefici del Sutra del Loto scrive:
«Se ci chiediamo quale fu l'origine del monte Sumeru,14 troviamo che esso ha
avuto origine da un singolo granello di polvere, così come il vasto mare si è
originato da una sola goccia di rugiada» (RSND, 1, 595).
Nel testo giapponese, le parole "origine" e "si è originato" sono scritte con il
carattere hajime: nell'uso di questo carattere non posso fare a meno di sentire lo
spirito appassionato del Daishonin nell'alzarsi da solo per dare inizio all'intensa
lotta per kosen-rufu.
Inoltre il Daishonin i stituì per la prima volta il Gohonzon, l'oggetto di culto per
l'osservazione della mente. Abbracciare il Gohonzon equivale di per sé
all'"osservazione della propria mente" o Illuminazione. Perciò sforziamoci ogni
giorno, quando recitiamo Daimoku con voce risonante davanti al Gohonzon, di
ricominciare da capo facendo emergere una nuova forza vitale da dentro di noi.
Lo scopo della nostra pratica buddista è condurre vite pienamente soddisfatte e
illuminate dal sole mattutino del tempo senza inizio, con lo spirito che ogni
giorno è Capodanno.
«Per prima cosa, alla domanda di dove si trovino esattamente l'Inferno e il
Budda, un sutra afferma che l'Inferno si trova sotto terra e un altro dice
che il Budda risiede a occidente. Ma, a un attento esame, risulta che
entrambi esistono nel nostro corpo alto cinque piedi; questo dev'essere
vero perché l'Inferno è nel cuore di chi interiormente disprezza suo padre e
trascura sua madre».
Sia l'Inferno che la Buddità esistono dentro di noi
Il Daishonin deve aver ritenuto incredibilmente nobile e bello lo spirito sincero
della moglie di Omosu, il suo sforzo di sostenerlo e di continuare a impegnarsi
nella fede. Ritengo che le stesse dicendo che vedeva il Budda brillare nel suo
cuore.
In questa lettera le assicura che il Budda non si trova in qualche luogo lontano
ma che è proprio lì, dentro il suo cuore. Poi le spiega in maniera facilmente
comprensibile l'essenza fondamentale della vita, il mutuo possesso dei dieci
mondi,15 una delle più importanti dottrine buddiste, scegliendo come esempio i
mondi di Inferno e di Buddità che si trovano ai due estremi dei dieci mondi.
Questi stati vitali, che sembrano lontanissimi dalla nostra esistenza quotidiana,
in realtà sono entrambi presenti nei nostri cuori. Rispetto all'idea diffusa di
Inferno e di Budda, si trattava di una svolta radicale.
Le scuole buddiste tradizionali insegnavano che l'Inferno si trovava in un luogo
sottoterra e che il Budda dimorava in un regno lontano, come nel caso del
Budda Amida della scuola della Pura terra (Nembutsu) che risiedeva a ovest
nella Pura terra di Perfetta Beatitudine. Perciò tutti credevano che una volta
morti sarebbero caduti in un Inferno sotterraneo oppure sarebbero rinati nella
Pura terra di Amida. Cioè, Inferno e Buddità erano considerate condizioni al di
fuori della vita individuale e completamente separate da essa.
Ma in questo scritto il Daishonin afferma chiaramente che sia l'Inferno sia la
Buddità sono proprio qui «nel nostro corpo alto cinque piedi» e «nel nostro
cuore». Prima di tutto, usando la parola "nostro", il Daishonin ci fa capire che
questi stati sono dentro a ciascuno di noi, lui stesso compreso, senza alcuna
distinzione o discriminazione. Secondo, il mondo di Inferno e quello di Buddità
non sono lontani, esistono nella nostra vita, nella vita delle persone reali che
vivono qui e ora.
Nello spiegare il mutuo possesso dei dieci mondi fa l'esempio di come il mondo
d'Inferno si trovi potenzialmente nella nostra vita scrivendo, per esempio, che
esiste «nel cuore di chi interiormente disprezza suo padre e trascura sua
madre».
Naturalmente fra genitori e figli ci possono essere tutti i tipi di relazione, e non è
detto che semplicemente onorare i propri genitori sia la soluzione a ogni
problema, ma rimane il fatto che senza di loro noi non saremmo al mondo.
Nutrire un astio irragionevole verso i genitori che ci hanno fatto nascere e che ci
hanno amorevolmente allevato potrebbe minare le fondamenta stesse della
nostra esistenza e negare il valore della nostra preziosa vita. Senza queste
fondamenta finiremmo per perdere anche l'autostima e il senso di sé, la fiducia
in noi stessi e la speranza. Il Daishonin ci ammonisce scrivendo che questa
forma fondamentale di sofferenza rappresenta il mondo d'Inferno ed è la causa
di base dell'infelicità.
La Legge di causa ed effetto che opera nelle profondità della vita è severa. Ciò
può non esserci immediatamente chiaro quando ci limitiamo a esaminare le
cause, ma esse invariabilmente produrranno effetti, negativi o positivi. Il
Daishonin paragona questo al seme del loto che contiene simultaneamente «il
fiore e il frutto» (RSND, 1, 1008).16
Nel mondo di Umanità esiste anche quello di Buddità
Nella frase successiva il Daishonin afferma: «Il Budda dimora nei nostri cuori»
(Ibidem), e poi offre esempi per spiegare la cosa più difficile da capire, cioè che il
mondo di Buddità esiste anche dentro il mondo di Umanità. Scrive: «Dentro la
pietra focaia esiste il fuoco e dentro le gemme esiste il valore» (Ibidem). Quando
una pietra focaia viene strofinata produce una scintilla. Quando una gemma
viene lucidata rivela il suo valore intrinseco. Allo stesso modo, afferma il
Daishonin, anche se non ci sembra immediatamente evidente, lo stato vitale di
Buddità si trova senza dubbio dentro la vita dei comuni esseri umani.
E continua: «Noi persone comuni non possiamo vedere le nostre cigl ia che sono
vicine né i cieli che sono lontani» (Ibidem). Le nostre ciglia sono troppo vicine
agli occhi per poterle vedere, e le remote estremità dello spazio sono troppo
lontane. Allo stesso modo è difficile per noi credere e accettare che anche il
mondo di Buddità esista all'interno di quello di Umanità.
Il Daishonin è consapevole del fatto che qualcuno potrebbe dubitare
dell'esistenza di una condizione così nobile come la Buddità dentro la vita delle
persone comuni immerse nei tre veleni di avidità, collera e stupidità.17 In altre
parole, è abbastanza difficile per la maggior parte delle persone accettare che la
Buddità, cioè il supremo stato vitale del Budda, possa esistere davvero nel
corpo mortale (vita) delle persone afflitte da problemi e sofferenze.18
L'aspetto più difficile del principio del mutuo possesso dei dieci mondi è avere la
convinzione che il mondo di Buddità sia contenuto nel mondo di Umanità, cioè
che esso esista proprio qui, nella nostra vita, nei nostri corpi e nei nostri cuori.
In L'oggetto di culto per l'osservazione della mente il Daishonin scrive: «Crede re
nel mutuo possesso dei dieci mondi è difficile quanto credere che il fuoco esista
in una pietra o i fiori all'interno di un albero, eppure nelle giuste condizioni questi
fenomeni si manifestano, e allora ci crediamo. La cosa più difficile da credere e
che il mondo di Buddità esista nel mondo umano, com'è difficile credere al
fuoco dentro l'acqua o all'acqua dentro il fuoco» (RSND, 1, 318-319).
«Il puro fiore di loto sboccia dalla melma, il profumato sandalo cresce dalla
terra, il grazioso bocciolo di ciliegio spunta dall'albero [...] e la luna si alza
da dietro le montagne e le rischiara. La sfortuna viene dalla bocca e ci
rovina, la fortuna viene dal cuore e ci fa onore.
Il tuo cuore che desidera fare offerte al Sutra del Loto all'inizio del nuovo
anno è come il fiore che sboccia dall'albero, come il loto che si schiude in
uno stagno, come le foglie di sandalo che si aprono sulle Montagne
Nevose19 o come la luna che comincia a sorgere».
«Il puro fiore di loto sboccia dalla melma»
Come può lo stato vitale supremamente puro della Buddità esistere nei nostri
corpi impuri?
La conclusion e del Daishonin, «dopo ripetute riflessioni», è che è proprio così. E
per spiegarlo usa analogie come quelle del puro fiore di loto che sboccia in uno
stagno fangoso o del fragrante legno di sandalo che cresce dalla terra, dei
boccioli di ciliegio che spuntano dagli alberi e della luna che sorge dietro le
montagne (cfr. RSND, 1, 1008).
Un seme di loto può rimanere sepolto nel fango per migliaia di anni eppure,
posto nelle giuste condizioni, germoglia, cresce e produce fiori. Gli alberi di
ciliegio sopportano i rigori invernali e in primavera esibiscono una meravigliosa
fioritura.
Il Daishon in sta dicendo che, per quanto dure siano le nostre circostanze, i fiori
della felicità emergeranno dalla nostra vita e la adorneranno. Queste spiegazioni
devono aver incoraggiato immensamente la moglie di Omosu, che aveva
sperimentato così tante e dolorose avversità nella vita.
Nelle sue analogie del fiore di loto, del legno di sandal o e dei boccioli di ciliegio,
il Daishonin usa verbi che esprimono dinamismo, come "sbocciare", "crescere"
e "spuntare". Anche la sua descrizione della luna che "si alza" e "rischiara" è
piena di azione. Il potenziale dormiente emerge, sboccia e inizia a funzionare
dinamicamente. Nella Raccolta degli insegnamenti orali il Daishonin spiega
l'espressione "conseguire la Buddità" dicendo: «"Conseguire" significa aprire o
rivelare» (BS, 117, 44).
Senza dubbio leggendo questa parte della lettera la moglie di Omosu si sarà
sentita emozionata e contenta di apprendere che lo stato di Buddità,
infinitamente puro e nobile, esisteva dentro la sua vita.
Le cause fondamentali delle emozioni, della felicità e della sofferenza che
proviamo non sono fuori di noi, ma esistono nei nostri cuori. Il dolore dell'Inferno
e la gioia sconfinata della Buddità non si trovano da nessun'altra parte se non
nelle profondità della nostra vita.
La sfortuna viene dalla bocca e la fortuna viene dal cuore
Nella frase seguente il Daishonin parla della sfortuna e della fortuna affermando:
«La sfortuna viene dalla bocca e ci rovina». Un famoso proverbio giapponese
dice che la bocca è la radice della sfortuna, ma qui il Daishonin non si sta
limitando a offrire un consiglio secolare, sta riferendosi al funzionamento della
Legge di causa ed effetto.
Anche il Budda Shakyamu ni aveva detto una cosa simile: «Una persona quando
nasce ha un'ascia in bocca, e se dice parole malsane con quell'ascia si
taglierà».20 Le conseguenze del karma negativo che creiamo con la bocca - per
esempio con osservazioni sprezzanti, con discorsi diffamatori e con bugie - ci
tornano indietro e possono causare la nostra rovina. Questo passo descrive
veramente le dolorose sofferenze che ne conseguono, e che si manifestano
nella nostra vita come "mondo di Inferno".
Al contrario, afferma il Daishonin, «la for tuna viene dal cuore e ci fa onore».
Questo è il principio buddista della felicità, come insegna in La strategia del
Sutra del Loto: «È il cuore che è importante» (RSND, 1, 889). Dobbiamo
impegnarci per manifestare la Buddità nel nostro cuore e nella nostra vita.
Finché manteniamo saldo il nostro cuore nella direzione della Buddità, esso non
sarà distrutto o sviato da fattori esterni.
Nelle antiche scritture buddiste uno dei molti titoli onorifici del Budda
Shakyamuni era "il Felice",21 e lo scopo del Buddismo è mettere in grado
ciascuno di stabilire uno stato vitale di assoluta felicità.
Poi il Daishonin sottolinea ancora la sincerità nel fare offerte al Sutra del Loto
all'inizio del nuovo anno, sottolineando come ciò sia infinitamente nobile,
paragonando un cuore sincero a «un fiore che sboccia dall'albero», al «loto che
si schiude in uno stagno», alle «foglie di sandalo che si aprono sulle Montagne
Nevose», alla «luna che comincia a sorgere», espressioni che richiamano le sue
precedenti analogie riguardo alla Buddità.
Il seme della Buddità era sicuramente g ermogliato nel cuore della moglie di
Omosu e il Daishonin ne era profondamente consapevole.
«Adesso il Giappone, diventando nemico del Sutra del Loto, si è attirato la
sfortuna da mille miglia lontano e, alla luce di questo, coloro che credono
nel Sutra del Loto attireranno la fortuna da diecimila miglia lontano.
L'ombra è proiettata dal corpo e, come l'ombra segue il corpo, la sfortuna
colpirà il paese i cui abitanti sono nemici del Sutra del Loto. I seguaci del
Sutra del Loto al contrario sono come il legno di sandalo con il suo
profumo».
Chi abbraccia la Legge mistica è certo di diventare felice
Il poeta tedesco Carl Busse (1872-1918) scrisse: «"Oltre le montagne, lontana
da raggiungere, / risiede la felicità", dice la gente».22
Dov'è la felicità? Come possiamo diventare felici? Le nostre vite e in realtà tutta
la storia del genere umano possono essere descritte in un certo senso come un
viaggio senza sosta alla ricerca dell'agognato obiettivo della felicità.
Nichiren Daishonin dice che «coloro che credono nel Sutra del Lot o attireranno
la fortuna da diecimila miglia lontano». Ci sta assicurando che quando crediamo
nel Sutra del Loto (il Gohonzon) e viviamo fino in fondo al meglio delle nostre
capacità, possiamo essere certi di diventare felici. Non sprofonderemo mai nella
disperazione, bensì otterremo senza dubbio la felicità.
Qualunque sia la nostra attuale situazione e comunque siano andate le nostre
cose finora, se perseveriamo sinceramente nella fede godremo di una
insuperata fortuna e di benefici oltre ogni misura, e condurremo vite di profonda
soddisfazione.
«Quelli che credono nel Sutra del Loto» sono coloro che fanno emergere il
mondo di Buddità inerente al loro "corpo alto cinque piedi" e al "loro cuore",
sono persone entrate nel grande sentiero del conseguimento della Buddità in
questa esistenza. Le loro vite risplendono come quelle dei Budda più nobili, e
quindi non potranno mai essere infelici.
Noi stessi incarniamo la felicità, ness uno può portarcela via o distruggerla.
Come praticanti della Legge mistica, possediamo un "magnete" incredibilmente
potente che attrae fortuna e felicità, e perciò le divinità celesti e i Budda e i
bodhisattva delle dieci direzioni e delle tre esistenze si raccolgono intorno a noi
per proteggerci.
Con la forza vitale più energica che ci sia, possiamo alzarci circondati dalla
fortuna e abitare pienamente a nostro agio in un "magnifico palazzo" di felicità.
Tale felicità non è egocentrica ma è inesauribile e può abbracciare noi stessi e
gli altri.
«I seguaci del Sutra del Loto al contrario sono come il legno di sandalo con il
suo profumo», afferma il Daishonin. Le vite di coloro che si dedicano alla Legge
mistica emettono la meravigliosa fragranza della fortuna e dei benefici che
avvolge anche gli altri.
Nell'abbraccio del vasto stato vitale del Daishonin la moglie di Omosu deve aver
sentito un grande senso di speranza e di fiducia crescere nel suo cuore.
La SGI è un gruppo di "esperti nell'arte della felicità"
Lo scrittore russo Lev Tolstoj (1828-1910) nel suo famoso romanzo Guerra e
pace narra di un personaggio che tenuto prigioniero e privato di ogni libertà si
risveglia al fatto che gli esseri umani sono creati per la felicità e che la felicità si
trova interiormente.23
È per me un'immensa fonte di orgoglio che tanti dei miei amati membri in
Giappone e nel mondo dicano che grazie alla pratica del Buddismo di Nichiren
sono diventati più felici di quanto avrebbero mai potuto immaginare. Serbando
nel cuore le parole del Daishonin: «Coloro che credono nel Sutra del Loto
attireranno la fortuna da diecimila miglia lontano», ora nella SGI ci sono
innumerevoli "esperti nell'arte della felicità" che hanno trionfato sull'oscurità del
karma e su sofferenze come difficoltà finanziarie, malattie, relazioni travagliate e
problemi di personalità.
La Legge mistica è il grande insegnamento che ci permette di trasformare
qualsiasi avversità in felicità, come ci garantisce il Daishonin quando dice: «Le
sfortune di Kyo'o Gozen si trasformeranno in fortuna» (Risposta a Kyo'o, RSND,
1, 366). Il Buddismo di Nichiren permette a coloro che hanno sofferto di più di
ottenere la più grande felicità.
Il presidente Toda affermava solennemente che la vita individuale può muoversi
in due direzioni: verso il declino e la rovina o verso il miglioramento e la crescita.
Nei primi tempi del nostro movimento c'erano tantissime donne che prima di
unirsi alla Soka Gakkai vivevano così afflitte dalle sofferenze da aver dimenticato
il significato stesso della parola "felicità". Altre, sentendo dire a una riunione di
discussione che praticare il Buddismo di Nichiren avrebbe permesso loro di
diventare sicuramente felici, sentirono per la prima volta dopo tanto tempo
accendersi una fiamma di speranza nella loro vita.
Nessuna diventò felice da un giorno all'altro. Tutte fecero sforzi incredibili, tutte
lottarono. Tutte si impegnarono anima e corpo. Ci furono notti in cui recitarono
Daimoku tra le lacrime, ma non erano soltanto lacrime di disperazione. Facendo
emergere il coraggio, esse giurarono di non essere sconfitte e di diventare
assolutamente felici. Trasformarono l'oscurità della sfortuna e fecerosorgere il
sole della speranza e della felicità nella loro vita.
E non sono le sole ad aver vissuto un'esperienza del genere. In Giappone e nel
mondo tanti membri hanno dato dimostrazioni concrete di come si trasforma il
proprio karma, illuminando così la vita di tutte le persone intorno a loro. Queste
sono le storie vittoriose Soka.
Costruire una società che rispetti la vita e gli esseri umani
Per concludere, vorrei parlare da una prospettiva più ampia.
All'inizio di quest'ultimo brano del Gosho troviamo le parole: «Adesso il
Giappone». Ciò dimostra che il Daishonin non si preoccupava solo della felicità
dei singoli individui, ma indirizzava la sua attenzione anche al paese e alla
società nel suo complesso.
Egli sottolinea che il fattore esclusivo capace di determinare la direzione non
solo del singolo individuo ma dell'intera nazione e della società è se le persone
siano nemiche del Sutra del Loto oppure abbiano fede in esso. In termini
contemporanei ciò significa che tutto dipende da un unico fatto: che i princìpi di
rispetto per la dignità della vita e per gli esseri umani insegnati nel Sutra del Loto
divengano lo spirito dell'epoca o che invece la società si avvii verso un'era
pervasa da freddezza e insensibilità nella quale la vita non ha valore e le persone
non vengono rispettate.
Il Daishonin dice: «Adesso il Giappone, diventando nemico del Sutra del Loto, si
è attirato la sfortuna da mille miglia lontano». Se, come si crede, questa lettera
risale al 1281, fu scritta in un periodo in cui le persone erano estremamente
preoccupate della possibilità di una seconda invasione mongola. Ed
effettivamente quell'invasione nello stesso anno [in aprile] ci fu. Possiamo
supporre che il Daishonin non stesse facendo una vaga allusione ma si riferisse
proprio alla paura e all'ansia che albergava ovunque nel paese.
Ma il suo messaggio è che, per quanto i tempi e le condizioni sociali possano
essere bui, "i credenti nel Sutra del Loto" non saranno mai spazzati via da una
turbinosa ondata di sfortuna. La rete per il bene formata dalle persone che
abbracciano il Sutra del Loto può spezzare il ciclo di disperazione che affligge
una nazione e reindirizzarla verso la pace e la sicurezza. I discepoli di Nichiren
Daishonin hanno la missione di trasformare radicalmente i tempi di sfortuna e
infelicità attraverso la filosofia di "adottare l'insegnamento corretto per la pace
nel paese”.
L'umanesimo è la base della SGI
Quarant'anni fa (settembre 1974) visitai per la prima volta la Russia, la patria di
Tolstoj; era ancora l'Unione Sovietica, uno stato socialista. Molti criticarono la
mia decisione, chiedendo perché mai un leader religioso andasse in visita in un
paese ateo. Risposi semplicemente: «Perché là ci sono delle persone. Andrò
ovunque ci siano delle persone!». Con questo impegno affrontai il viaggio in
Unione Sovietica, che per me è un prezioso ricordo.
Durante la mia visita il premier Aleksej Kosygin (1904-80) mi chiese: «Qual è la
sua ideologia di base?». E io senza esitazione risposi: «Io credo nella pace, nella
cultura e nell'educazione, che sono le basi dell'umanesimo».
Noi della SGI siamo avanzati con spirito positivo basandoci su queste
convinzioni. I membri della SGI, nelle loro rispettive società, hanno tenuto alto il
vessillo dell'umanesimo e fatto sbocciare grandi fiori di creazione di valore.
I "credenti nel Sutra del Loto", dei quali parlava il Daishonin, oggi non siamo
altro che noi, i maestri e i discepoli Soka. Dediti alla realizzazione del grande
voto di kosen-rufu come fieri discepoli di Nichiren Daishonin, noi siamo
l'armoniosa comunità dei credenti (samgha) uniti nello spirito di "diversi corpi,
stessa mente". Oggi, nel XXI secolo, in tutto il globo stiamo chiaramente
dimostrando la verità delle sue parole: «Coloro che credono nel Sutra del Loto
attireranno la fortuna da diecimila miglia lontano».
Guardando il mondo attuale alla luce delle parole del Daishonin vorrei
semplicemente chiedere: «In cosa consistono davvero oggigiorno la fortuna e la
felicità?».
La felicità consiste nella creazione di valore
Il primo presidente della Soka Gakkai, Tsunesaburo Makiguchi, giunse a dire che
la felicità nella vita consiste nel creare valore. Se è così, allora i nostri sforzi per
creare valore diffondendo i fiori della cultura, la luce dell'educazione e la via
verso la pace basata sull'umanesimo buddista costituiscono l'opera di recare
fortuna e felicità al mondo intero.
E siete voi, straordinari membri della SGI, che vi siete assunti questo compito
enorme. In quanto "fiori umani" la cui fragranza è "come il legno di sandalo",
abbracciate ogni persona intorno a voi con caldi sorrisi e vi guadagnate la
fiducia di tutti.
La fanfara che annuncia l'inaugurazione di una nuova era di kosen-rufu mondiale
è suonata, è arrivata un'epoca meravigliosa.
Miei fidati compagni di fede, miei cari amici! Ardenti di passione, rinnoviamo il
nostro voto per kosen-rufu e anche quest'anno proseguiamo insieme la nostra
lotta coraggiosa.
I brani di Gosho utilizzati in questa lezione
(RSND, 1,1008 e sul sito di Buddismo e società)
Ho ricevuto un centinaio di mushimochi e una cesta di frutta. Il giorno di
Capodanno segna il primo giorno, il primo mese, l’inizio dell’anno e l’inizio
della primavera. La persona che celebra questo giorno accrescerà le sue
virtù e sarà amata da tutti, come la luna diventa piena, muovendosi da
occidente a oriente, e il sole risplende più luminoso, avanzando da oriente
a occidente.
Per prima cosa, alla domanda di dove si trovino esattamente l’Inferno e il
Budda, un sutra afferma che l’Inferno si trova sotto terra e un altro dice che
il Budda risiede a occidente. Ma, a un attento esame, risulta che entrambi
esistono nel nostro corpo alto cinque piedi; questo dev’essere vero perché
l’Inferno è nel cuore di chi interiormente disprezza suo padre e trascura
sua madre. [...]
Il puro fiore di loto sboccia dalla melma, il profumato sandalo cresce dalla
terra, il grazioso bocciolo di ciliegio spunta dall’albero, [...] e la luna si alza
da dietro le montagne e le rischiara. La sfortuna viene dalla bocca e ci
rovina, la fortuna viene dal cuore e ci fa onore.
Il tuo cuore che desidera fare offerte al Sutra del Loto all’inizio del nuovo
anno è come il fiore che sboccia dall’albero, come il loto che si schiude in
uno stagno, come le foglie di sandalo che si aprono sulle Montagne Nevose
o come la luna che comincia a sorgere. Adesso il Giappone, diventando
nemico del Sutra del Loto, si è attirato la sfortuna da mille miglia lontano e,
alla luce di questo, coloro che credono nel Sutra del Loto attireranno la
fortuna da diecimila miglia lontano. L’ombra è proiettata dal corpo e, come
l’ombra segue il corpo, la sfortuna colpirà il paese i cui abitanti sono nemici
del Sutra del Loto. I seguaci del Sutra del Loto al contrario sono come il
legno di sandalo con il suo profumo.
Note
1) Josei Toda, Toda Josei Zenshu (Opere complete di Josei Toda), Seikyo
Shimbunsha, Tokyo, 1983, vol. 3, p. 291 (Messaggio di Capodanno 1957).
2) Ibidem, p. 292.
3) Ibidem, pp. 292 -293.
4) Mushimochi: dolci di riso tradizionali delle feste di Capodanno.
5) Secondo il calendario lunare giapponese la primavera inizia con il primo
mese, cioè con il Capodanno, che nel calendario gregoriano corrisponde a una
data variabile fra il 21 gennaio e il 19 febbraio.
6) Si riferisce al fatto che la luna nuova dapprim a è visibile a ovest subito dopo il
tramonto e, nelle notti successive, via via che diventa piena, sembra spostarsi
gradualmente verso est.
7) Per esempio in Il terzo giorno dell'anno nuovo (RSND, 1, 899).
8) Nanjo Tokimitsu (1259-1332): fervido seguace del Daishonin e amministratore
del villaggio di Ueno, nel distretto di Fuji della provincia di Suruga. Secondo
figlio di Nanjo Hyoe Shichiro, che morì quando lui aveva sette anni. Da quando il
Daishonin si stabilì sul monte Minobu, Nanjo Tokimitsu ebbe una stretta
relazione con lui, ricevendo frequentemente le sue guide. Svolse un ruolo
ammirevole nel difendere i seguaci del Daishonin durante la persecuzione di
Atsuhara e per questo motivo il Daishonin lo soprannominò "il Saggio di Ueno".
9) Il nome completo era Ishikawa Shinhyoe Yoshisuke.
10) Attuale Kitayama, nella città di Fujinomiya della pre fettura di Shizuoka.
11) Attuale Shomojo, nella città di Fujinomya della prefettura di Shizuoka.
12) In L'insegnamento per l'Ultimo giorno della Legge il Daishonin scrive : «... in
quella [lettera] che ho ricevuto la sera del quattordicesimo o del quindicesimo
giorno del terzo mese, [la figlia di Ishikawa no Hyoe] scrive: "Guardando il
mondo intorno a me, mi sembra che persino le persone in buona salute non
riusciranno a sopravvivere quest'anno. Io sono malata da tempo, ma la mia
malattia è improvvisamente peggiorata e credo che questa sia la mia ultima
lettera". È dunque già morta?» (RSND, 1, 801).
13) Detto anche il principio mistico della causa originale. Il Buddismo di Nichiren
Daishonin espone direttamente la causa originale dell'Illuminazione, cioè Nammyoho-
renge-kyo, che è la Legge della vita e dell'universo. Esso insegna una
pratica buddista basata sull'andare sempre avanti da ora in poi e superare tutti i
problemi basandosi su questa Legge fondamentale.
14) Nell'antica cosmologia indiana è la montagna che si erge al centro del
mondo.
15) Il pri ncipio del mutuo possesso dei dieci mondi spiega che ognuno dei dieci
mondi contiene in se tutti i dieci mondi. "Mutuo possesso" significa che la vita
non rimane fissa in uno specifico mondo, ma può manifestare in ogni istante uno
qualsiasi di essi, da quello di Inferno a quello di Buddità. Il punto cruciale in
questo principio è che tutti gli esseri in ognuno dei nove mondi possiedono la
natura di Budda. Ciò significa che ogni persona ha il potenziale di manifestare la
Buddità, e che anche il Budda possiede i nove mondi; in tal senso egli non è
separato o diverso dalle persone comuni.
16) Questa caratteristica del loto (renge) simboleggia il principio di simultaneità
di causa ed effetto, che è il nucleo essenziale del "mutuo possesso dei dieci
mondi". Significa che, al livello più profondo, causa ed effetto non sono separati
nel tempo, ma sono presenti simultaneamente in ciascun momento della vita.
Indica anche che i nove mondi sono inerenti al mondo di Buddità e che la
Buddità è inerente a ciascuno dei nove mondi.
17) I tre veleni sono i mali fondamentali inerenti alla vita che danno origine alla
sofferenza umana. Il filosofo mahayana Nagarjuna nel suo Trattato sulla grande
perfezione della saggezza li considera la fonte di tutte le illusioni e dei desideri.
Sono chiamati "veleni" perché avvelenano la vita delle per-sone impedendo loro
di indirizzarsi verso il bene.
18) Il Daishonin scrive: «T u potresti chiederti come il Budda possa risiedere
dentro di noi se il nostro corpo, generato dallo sperma e dal sangue dei genitori,
è la fonte dei tre veleni e la sede dei desideri carnali. Ma dopo ripetute riflessioni
si comprende quanto ciò sia vero» (RSND, 1, 1008).
19) Montagne Nevose: riferimento a varie monta gne coperte di neve. Nelle
scritture buddiste spesso questa espressione indica l'Himalaya.
20) The Sutta nipata, (a c. di H. Saddhatissa), Curzon Press Ltd., Richmond
Surrey, 1994, p. 77.
21) Il termine pali su gata si traduce in vari modi: "il Felice", "Ben Andato" "Ben in
Viaggio", "Ben Conseguito" e così via.
22) Carl Busse, "Ueber den Bergen", Neue Gedichte (Sulle montagne, nuove
poesie) Verlag der J.G. Cotta'schen Buchhandlung, Stuttgart, 1896, p. 70.
23) Cfr. Lev Tolstoj, Guerra e pace, Einaudi, Torino, 1942-1990, vol. I I, libro
quarto, XII, pp. 1183-1185.
Pubblicato sul mensile Daibyakurenge di gennaio 2014
(Traduzione di Marialuisa Cellerino)
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